L’audace ha fatto grandi cose per la Bonelli. Anche se non ha funzionato per il mercato delle edicole, troppo distante il formato da quello in a cui la casa editrice di via Buonarroti ha abituato tutto per quasi otto decadi. Eppure il principio del cambiamento deve pur avviarsi da qualche parte se vogliamo essere sicuri che le cose trovino una trasformazione ad un certo punto.
E così questa raccolta di fumetti in formato cartonato gigante, che molto ricorda la Bedè francese, sta avviando piano piano una piccola rivoluzione. Succede così che Giovanni Masi e Mauro Uzzeo riescano a portare su carta il progetto di una vita, un progetto che sin dal principio si preannuncia crossmediale e di cui, con questa serie di volumi, stiamo solamente assistendo alla messa in terra delle fondamenta. Libri, una serie TV, un gioco di ruolo saranno i passi successivi.
Per farlo, Masi ed Uzzeo si sono affidati ad un team enorme di collaboratori. Da Mammuccari che ha contribuito in maniera portante al color script, fino a LRNZ per le copertine. Non solo, al fine di dare maggior continuità artistica ad una serie che per progetto ha da uno a due disegnatori per episodio, in SBE si sono affidati a Federico Rossi Edrighi che ha coperto il ruolo di layout artist, nonché di producer del gioco di ruolo.
Nel mentre, questa settimana è uscito il sesto episodio della saga, ed il mistero, oltre ad infittirsi si complica. Nata sin dal principio con i toni adulti che vogliono ammiccare a Lost e Twin Peaks, la serie racconta di drammatico incidente di montagna. Al confine tra Francia e Italia un autobus con degli studenti in gita viene travolto da una valanga. E quando stiamo leggendo la prima pagina della storia, è già passato un mese senza che le forze congiunte della polizia e della gendarmerie abbiano trovato una sola traccia.
A quel punto intervengono i due protagonisti di spicco in quella che rimane comunque una storia corale. Laura Denti, consulente problematica dell’Interpol ed Antoine un francese che sembra un concentrato di razionalità ma che, alla fine, è quello tra i due che sembra più disposto a concedere alla presenza di Altro oltre la spiegazione scientifica. Va sottolineato, ed è importante credo, che nello studio delle fisionomie, si sia pensato ad una inedita, fumettisticamente parlando, Anna Magnani, per la Denti, ed a un Vincent Cassel sessualmente depotenziato (cito testualmente), per Antoine.
Comunque sia, Laura ed Antoine sono cervello e cuore dell’indagine e, per quello che posso conoscere Mauro e Giovanni, direi che una è figlia del primo, quanto l’altro del secondo. Entrambi sono coadiuvati da due ispettori, Augusto ed Auguste che tra le altre cose, sono pure cugini. Ed eccoci qui, la teoria del confine come zona di riflessione, spicca delicatamente qui, lasciando intravedere scorci di possibili ipotesi future.
Di fatto, non appena i due fanno la comparsa sulla scena, le cose si smuovono, e, fa la sua comparsa l’autista, nudo ed inselvatichito, preso a farneticare vicino al luogo dove viene ritrovato anche il relitto dell’autobus coperto da un glifo ripetuto più e più volte. Da là, come vi dicevo, il mistero si complica. Alcuni personaggi, che nel presente sembrano avere solamente ruoli marginali, al contrario, nel passato sembrano avere dettagli più profondi sulla faccenda.
I vecchi Elvira ed Aurelio si fanno portatori di una tradizione antica, legata ad un folklore forse dimenticato. Delle rovine abbandonate, fanno pensare ad una piegatura dello spazio tempo poco frequentata. Al tutto si sommano complotti di carattere economico e la vita inqueta degli adolescenti del posto. Su tutti Aurora, parte della comitiva dei dispersi, ma unica sopravvissuta. Il caso, ma non solo quello. ha voluto forte che lei quel giorno fosse malata. Più o meno.
Intanto quello che vediamo è la comparsa di una derivazione del Wicked man che in un certo modo fa gelare il sangue. E poi assistiamo ad un confronto, saldo, proprio tra Aurelio ed Elvira che demarca in modo assolutamente netto, la forma dei due schieramenti. Nel mezzo, parecchie scene di sesso, e una conturbante fisicità di Laura che spesse volte, viene inquadrata nell’intimità con una disperazione rabbiosa che ne fa, senza dubbio, il mio protagonista preferito.
La sincronicità è una cosa curiosa. Da Revanants (serie francese con una prima stagione leggendaria ed una seconda passabile) fino al recente Curon, improvvisamente ci siamo resi che le montagne non devono essere solo scenari per raccontare passeggiate ad alta quota e i natali della famiglia Vanzina.
C’è un orrore profondo che si cela in quelle rocce millenarie. Travalica il folklore delle comunità isolate e raggiunge le valli dove gli scontri di potere si giocano a suon di euro e cocaina. Uzzeo e Masi sono bravissimi a tinteggiare questo mosaico ricco non tanto di colpi di scena quanto di una sana consapevolezza della complessità della storia.
Quello che resta, è capire come andrà a finire. Il tragitto per ora, promette dannatamente bene.