Abbiamo bisogno di una nuova serie con gli zombi?
Negli ultimi dieci anni, serie tv, fumetti, cinema (soprattutto stilosissimamente coreano) ci ha proposto il format in tutte le salse presentando comunque delle storie che hanno smesso di essere critica sociale, a la Romero, e si sono piano piano trasformate in pure entertainment.
Un po’ come se il genere zombi fosse morto e continuasse lo stesso a camminare.
Ok, perdonatemi la pessima battuta. Specie in tempo di pandemia, la memoria va proprio a quelle storie. Non so voi, ma i tanti weekend spesi chiusi in casa lo scorso anno, me li godevo molto di più giocando a Last of Us II , segno che, in qualche modo, l’afrore della fine del mondo sia entrato nel subconscio collettivo.
A rispondere alla domanda di cui sopra, ci pensa Star Comics, con la nuova lanciatissima etichetta Astra, pubblicando questa settimana uno dei fumetti più interessanti sul genere, uscito negli States lo scorso anno per la AWA Upshot Studios, nuova etichetta che però ha già un rooster molto interessante.
Year Zero ci racconta una storia del mondo differente. La piaga degli infetti non è una novità e, anzi, in diversi momenti della storia del mondo, uno tra l’altro molto particolare, ha riportato i morti a camminare tra di noi. Poi, improvvisamente è scomparsa.
Solo che in un laboratorio nel circolo polare artico, viene recuperato un corpo congelato di un uomo primitivo che non è morto. Anzi è non-morto. E dallo studio di un campione infetto, maledetti laboratori di analisi!, andato fuori controllo, si sviluppa la nuova temibile pandemia.
A raccontarlo sono uno Yakuza, un Nerd Survivalista americano, una mediatrice Culturale in Medio Oriente, un orfano delle strade di città del Messico. Oltre che, appunto la scienziata nel laboratorio del circolo polare artico.
La cosa che colpisce principalmente è che in questo primo volume gli infetti si vedono poco ed in penombra. Non sono una presenza costante e piena di mosche come le mandrie di The Walking Dead. Al contrario qui ci troviamo davanti ad una maggioranza silenziosa e lenta che spesso si fa presente attraverso rumori di fondo e tonfi sordi, ma di cui intuiamo la presenza senza vederne i dettagli chiaramente.
Le matite di Ramon Rosanas in questo sono efficaci. Con un tratto molto simile a quello di Eduardo Risso tracciano un mondo devastato ma delle linee marcate, dure, cupe. Sono tratti rapidi con tinte forti ed una importante presenza di ombreggiature senza mezze tinte. I colori di Lee Loughride sono l’aspetto più notevole. Come sempre di più in questi casi, si parla di Color Script. Una narrativa emozionale della storia portata a definire una tinta particolare per ognuna delle cinque ambientazioni. E devo sottolineare che l’impatto emotivo funziona bene.
Benjamin Percy, coadiuvato da una vecchia conoscenza, l’editor Axel Alonso, crea una trama fitta di piccoli spunti emotivi. La storia, raccontata quasi senza un dialogo, è lasciata alle didascalie, che seguono il flusso dei pensieri dei personaggi in maniera molto diretta. Del resto, in un mondo dove si è soli, per forza attraverso il pensiero, si può conoscere la chiave di lettura dei protagonisti. Molto interessante, alla fine di ogni capitolo, l’inserimento di un paio di pagine relative alla Storia, alla presenza degli zombi nel mondo passato. Si passa da Leonardo da Vinci fino alla crocifissione sul Golgota, e l’aspetto dissacrante, credetemi contribuisce a rendere la storia ancora più pulp.
Ultima nota a margine : il formato. Estremamente vintage rivedere il taglio dei comics books anni’80. Uno strano tuffo nel passato.
Ci troviamo davanti ad un piccolo miracolo di narrativa con un ritmo eccellente ed una regia grafica al fulmicotone. Piccoli miracoli che la Astra ha saputo intercettare e portare sul nostro mercato!
edizione | Astra (Star Comics) – AWA Upshot |
autori | Benjamin Percy – Ramon Rosanas – Lee Loughridge |
Pagine | 128 |
prezzo | 14,90 € |