‘’There is no Devil. Just us. Just people’’
Solitamente nelle mie recensioni cerco di seguire un filo logico e magari iniziare parlando della trama dell’opera, ma questa volta ho deciso di fare diversamente, ho deciso di cominciare riportando le parole che troviamo al termine di The Question, the deaths of Vic Sage. Jeff Lemire rispolvera uno dei personaggi più sottovalutati dell’universo DC, The Question, alter ego di Vic Sage, giornalista (e molte altre cose, come vediamo all’interno dell’opera) di Hub City, per portarlo al centro di un’opera che analizza la storia del personaggio e ne riscrive il mito. L’antieroe mascherato è al centro di una fitta trama di potere che sembra partire da molto lontano nel tempo, addirittura dal 1886 e che lo porterà a liberare Hub City dall’incarnazione del male.
Il tema centrale dell’opera è proprio il male e di come, nella mente di Sage, non esistano sfumature, o sei dalla parte del bene, oppure sei dalla parte sbagliata, come ripeterà più volte all’interno dell’opera. Il nemico dell’investigatore rappresenta proprio questo sentimento in carne ed ossa, nei suoi mille volti, che cerca di creare caos e dolore perché egli si nutre proprio di questi due fattori e non sarà soddisfatto finché non si sentirà sazio.
Lemire non lascia mai nulla al caso, infatti le tre storie presentano tre volti del male distinti fra loro, ma legati da una certa mistica della sofferenza. La prima figura è quella di un sacerdote, critica nemmeno troppo velata a quegli uomini di chiesa che troppo spesso si dimenticano della propria vocazione, ammesso che l’abbiano mai avuta, ed esercitano come profeti di Dio solo per il proprio tornaconto personale. Il secondo volto è quello di una donna, bellissima, non la classica femme fatale, più timida e riservata, ma comunque, alla fine della storia, pericolosa e letale. Non è la prima volta che un volto femminile viene affiancato al male, nell’epica contemporanea e nella musica ritroviamo spesso storie di personaggi follemente innamorati e vittime del masochismo di donne bellissime. L’ultimo volto del male è quello, forse, maggiormente utilizzato e sfruttato, la politica. Nel corso della storia, spesso, chi va contro l’establishment passa ai posteri come un eroe, proprio per questa visione collettiva della politica, quella sporca e corrotta, come massimo simbolo del male. Questa volta però Lemire è scaltro, non utilizzando direttamente l’uomo politico come volto del male, bensì un suo consigliere, a dare l’idea che il male rimanga sempre un po’ dietro le quinte, quasi come un grande burattinaio.
Mentre Lemire intreccia delle trame profonde i disegni di Denys Cowan, ma soprattutto le inchiostrature di Bill Sienkiewicz, completano il lavoro alla grande. I momenti in cui Vic Sage inizia il suo viaggio nel passato sono da stropicciarsi gli occhi, le ombre e i contorni dei volti sono accentuati al massimo grazie all’inchiostro del disegnatore della Pennsylvania, ma anche con l’ottimo aiuto di Chris Sotomayor ai colori. Forse l’unica pecca è stata quella di rilegare questi toni psichedelici ai momenti in cui Vic entra ed esce dalla trance, quando in realtà potevano essere sfruttati maggiormente. Cosa che non si può dire per il lavoro di Sienkiewicz che invece si prende il meritato spazio all’interno dell’opera, soprattutto nei momenti in cui Vic Sage indossa la propria maschera, annunciati da una coltre di fumo.
DC ci sta proprio viziando con la collana Black Label, per ora le vette di WW Terra Morta non si sfiorano, ma anche le altre serie che Panini sta presentando in questo periodo sono di ottima qualità e ce ne sono altre che la casa editrice di Modena non ha ancora portato in Italia, un esempio? Sweet Tooth: The Return, che vede ai testi proprio Jeff Lemire ed è lo spin-off della serie originale che vede protagonista Gus, il ragazzo con le corna.
Consiglio a tutti la lettura di quest’opera, un ottimo modo per (ri)scoprire un personaggio troppo spesso lasciato nell’ombra, ma che non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi più blasonati e sicuramente anche un modo per osservare dei maestri di quest’arte all’opera.
Nicolò