Cominciamo il consueto appuntamento con la color edition di the walking dead. Con il numero 3 si chiude ufficialmente il primo ciclo delle avventure di Rick Grimes e soci. E, si comincia a percepire un notevole cambiamento negli equilibri dei personaggi al punto che proprio lo stesso Rick smette di essere succube di Shane e comincia ad assumere quel ruolo di leader che, in modi più o meno coerenti si sarebbe portato dietro per tutta la storia.
Quello che è evidente, in un certo modo, forse, è l’eccessiva fretta in cui tutti gli archi narrativi vanno a chiudersi. Quando Kirkman era al lavoro su queste tavole, non aveva idea se la serie sarebbe decollata o se poi alla fine, sarebbe rimasta una semplice mini di sei episodi. Forse all’ultimo numero la situazione era già più differente, ma oramai tutte le trame erano svolte al termine con una certa velocità.
Questo per sottolineare quanto Kirkman vada ad intervenire per semplificare il cast. Lo farà con molti altri personaggi anche nei prossimi cicli. La sorella di Andrea, ma anche Jim di cui poi Kirkman dirà che aveva in serbo grandi progetti.
La colorazione devo dire funziona in maniera super efficace e le tavole diventano ancora più vivide e realistiche. Io ho sempre avuto un enorme debole per Tony Moore e mi chiedo come sarebbe stata la serie se invece di Charlie Adlard ci fosse stato sempre lui a raccontare tutte le storie. È la stessa cosa che mi dico per Sandman, di cui vorrei tutti i numeri illustrati da Charles Vess. Ma so che mi stuccherebbe lo stesso, e quindi no, probabilmente sono io a non essere mai contento.
Comunque come vi dicevo, tutto si muove velocemente. Si convince Lori, troppo in fretta che Carl debba avere un’arma. E poi quell’arma diventa un vero e proprio fucile di Cechov quando Carl fa quello che deve fare nelle ultime tavole del sesto episodio. Accelera molto anche la rabbia di Shane che, indubbiamente soffre il ritorno dell’amico dopo che lui si era sicuramente sentito sul trono del mondo. Il discorso che fa prima di perdere la testa, letteralmente, è un po’ scoppiato e sopra le righe ma possiamo immaginare che il livello di tensione fosse davvero ai massimi livelli.
Bella, molto bella, la sequenza davanti al falò dove tutti raccontano le storie sul loro passato. A sua modo bella anche l’accidia paesanotta di Donna nei confronti di Dale. Ma sono solo piccole fotografie che portano tutte ad un concetto molto più ampio : sta arrivando l’inverno e la città è vicina.
E di sicuro nessuno verrà a salvarli.
Siamo ancora lontani dal famoso discorso di Rick nella prigione, quel We Are The Walking Dead che contribuì a dare un senso tutto nuovo alla storia. Ma la percezione della difficoltà comincia ad essere più netta e definita. E se pensiamo a tutte le cose che stanno per accadere al granaio di Hershel dobbiamo solo pregustare dei momenti molto succulenti. (che in una storia di zombie suona male, ma va bè).
Tutto succede troppo in fretta.