Berlino, maggio 1945. Gli agenti dei servizi segreti russi, tra cui la protagonista Elena Kagan, entrano nel bunker di Berlino dove trovano i corpi senza vita di Goebbles e della sua famiglia, compresi bambini e cani, Eva Braun e un altro corpo che credono essere quello di Adolf Hitler. Il ritrovamento è inatteso e lascia tutti nell’incertezza. È davvero il corpo di Hitler? Come fare a riconoscerlo? La notizia della morte di Hitler è da tenere segreta e dall’incertezza del ritrovamento iniziano i primi dissidi tra il Mesč è il NKVD (poi KGB) nel recupero delle informazioni e nel nasconderne altrettante sia agli alleati che agli stessi dirigenti russi. Le tensioni tra le due fazioni di intelligence sovietica aumentano pagina dopo pagina, alla ricerca di prove, testimoni tedeschi fatti prigionieri e medici personali del Fuhrer che possano convalidare o meno la certezza della morte di Hitler.
La morte di Hitler è un evento che non può essere dimostrato se non dagli archivi segreti sovietici dove sono state raccolte le prove e le testimonianze di quei momenti post bellici molto concitati. Il corpo di Hitler ad oggi non c’è più (bruciato e disperso in mare soltanto anni dopo), lipotesi della sua fuga in Brasile ancora oggi è avvallata da alcuni, l’unica testimonianza che abbiamo per dire che sia veramente morto sono soprattutto le analisi sulla sua dentatura che vennero fatte subito dopo il ritrovamento. La sceneggiatura del francese Jean-Christophe Brisard, giornalista di professione, ricostruisce l’intera storia proprio basandosi su documenti e fonti degli archivi segreti anche inserendo qualche piccola modifica personale che riesce a dare un ritmo narrativo e una tensione palpabile. Le basi storiche e i personaggi sono reali, anche il conflitto dei personaggi tra loro non è una forzatura dello sceneggiatore, ma una reale tensione tra le parti sovietiche. Il clima post bellico nei palazzi di potere sovietico è molto realistico e viene ricostruito nel dettaglio con poche scene, ma calzanti: la sete di potere di Berija lo porta ad avere la situazione del ritrovamento di Hitler sotto controllo a tutti i costi e gli incontri con Molotov e altri funzionari chiariscono i rapporti interni con Stalin. Questo aiuta anche il lettore che non conosce sviluppi storici a capire i motivi che spingono all’azione dei vari personaggi. Da una parte ci sono i russi vincitori che cercano di mantenere il controllo sulla città di Berlino e sulla scoperta di Hitler, distinti in due fronti interni che si scontrano tra loro come già detto, dall’altro lato c’è il dramma di un popolo tedesco sfinito ed esausto dalle continue angherie dell’esercito (stupri, furti, violenze gratuite) ed una città devastata dalla guerra che subito dopo cerca di ricominciare. Anche i prigionieri tedeschi che vengono rappresentati sono personaggi realmente esistiti.
Elena Kagan è l’eroina del fumetto: combattente delle forze armate, marito morto in guerra (si intuisce da alcuni dialoghi) e di origini ebree, una delle prime persone a vedere il cadavere di Hitler e soprattutto a conservarne parte dei denti in una scatolina rossa insieme al segreto di quella morte da non rivelare. Credevo fosse soltanto un personaggio inventato e invece inserendo il suo nome su Google ho scoperto che Elena Kagan (Rzhevskaya cognome preso da un luogo di battaglia) è stata al servizio delle forze sovietiche e nelle fasi post belliche è stata traduttrice di quei diari conservati nel bunker. Portava davvero con sé quella scatolina rossa, insieme ad altre due persone dei servizi segreti. In pochissimi conservavano un segreto così importante. Nel fumetto il personaggio si integra perfettamente con le dinamiche narrative e riesce ad appassionare il lettore che riesce a capire la sua spinta emotiva e i doveri verso la Patria.
All’interno del fumetto Elena e Solovien diventano antagonisti, ma in entrambi i fronti la sopraffazione verso i tedeschi e le uccisioni sommarie sono all’ordine del giorno e soprattutto la voglia di gloria e potere nell’esibire lo scalpo della vittoria, il corpo di Hitler. Si fa fatica a identificarsi e a prendere le parti di uno o dell’altro schieramento, ma di sicuro la figura di Elena è quella che ha una storia anche personale da raccontare che la spinge a servire lo Stato più di ogni altra cosa ed è più vicina al lettore. L’altro personaggio è molto più violento sia nelle azioni sia nella sua rappresentazione più cupa e aggressiva. Si capiscono molto bene i due fronti e le due posizioni sulla questione Hitler che diventa solo un altro motivo di scontro in una situazione dei servizi segreti sovietici già molto tesa. Mi piace molto la parte centrale in cui entrambi cercano superstiti e ognuno agisce a suo modo: picchiando e minacciando testimoni o presunti tali oppure cercando evidenze sceintifiche come quella sui denti.
I disegni di Pagliaro mi ricordano molto i quadri dell’epoca. Linee definite e marcate che danno l’idea di movimento e di progresso come nello stile futurista e facce dei personaggi come fossero piani che si intersecano tra loro e danno vita a personaggi multiformi non solo nel carattere. Alcuni di loro mi ricordano immagini dei dipinti di Grosz con i volti scavati e gli occhi spenti soprattutto i personaggi tedeschi. Anche la città viene rappresentata nel suo fermento nonostante la guerra avesse raso al suolo palazzi e luoghi importanti. La rappresentazione della Gedächtniskirche con il campanile ancora oggi simbolo della guerra e della riconciliazione è simbolo di una Berlino colpita nel profondo, ma anche di una ripartenza. Molto espressiva la tavola in cui i palazzi diventano come tanti occhi che bruciano insieme all’effige del Fuhrer a significare gli orrori della guerra e la fine di entrambi. Non è un fumetto di azione, ma il movimento è dato dal ritmo della narrazione e dalla capacità del disegno di essere mobile e versatile ad ogni tavola pur mantenendo uno stile riconoscibile e costante, sia nelle scene in Russia sia in quelle a Berlino.
L’ideale sarebbe leggere il fumetto e dopo ricercare su Google tutti i nomi per apprezzare l’accuratezza di ogni personaggio, ma se non si ha voglia di farlo è una storia di spionaggio godibilissima con un ritmo incalzante. Non c’è bisogno di conoscere gli eventi storici per leggere il fumetto, anzi invoglia a saperne di più proprio per come è stato costruito e come le dinamiche dei personaggi (reali e non) siano chiare e ben rappresentate. Primo di tre volumi che avrei voglia di leggere tutti d’un fiato.