Ormai nelle pagine di Flywas.net ogni opera di Marco Rincione la recensisco io. E di questo sono felice perché è un autore che non si ripete mai simile a se stesso, ma che sa andare oltre lo schema concettuale del fumetto predefinito e cerca chiavi e argomenti sempre diversi. In questo caso il fumetto è muto perché il protagonista è un gatto e come tale non conosce la parola. Anche questo graphic novel, come le precedenti già recensite di questo autore fa parte della collana SKia dell’editore Shockdom.
Non ci sono testi, fanno eccezione tre, quattro vignette in cui ci sono dei balloon con testo illeggibile, visto che il gatto non capisce i suoni umani.
Però ci sono odori: quello dell’arrosto in forno, quello del profumo nella camera da letto e molti altri che il nostro amico a quattro zampe segue durante il suo percorso. Il gatto è l’unico protagonista, a volte sul finale si vedono degli umani, ma sono sullo sfondo, non partecipano attivamente alla storia. Storia anomala visto che si seguono i movimenti del gatto quasi come se la disegnatrice avesse una macchina da presa sempre con campo medio, medio-lungo in cui il gatto si sposta da un set all’altro senza fare qualcosa di eclatante o che modifichi il ritmo della narrazione. In rari casi il gatto è in primo piano e la semplicità con il quale è disegnato, rappresenta molto bene quello che sta osservando e cosa percepisce.
Nelya Smus, giovanissima disegnatrice del fumetto, riesce con le sue campiture di colore geometriche e sinuose (coda del gatto e le ondate olfattive diventano onde bianche che spezzano la linearità) a raccontare in modo quasi fiabesco la giornata di questo gatto, a mostrarla in modo realistico, ma a darle un tocco magico e onirico grazie alla scelta dei paesaggi, degli elementi come il castello, gli specchi, le finestre ogivali e tantissimi particolari come la texture di tappeti e pavimenti che richiamano le Mille e una notte e l’ Oriente. In questo mix di elementi tra fiaba (castello, interni decorati, giardino) e realtà (albergo, le strade di città) il gatto si sposta con lentezza alternando noia e curiosità.
Leggere questo graphic novel è quasi come guardare fuori dalla finestra e vedere il proprio gatto muoversi in cortile. Ne ho apprezzato lo spirito e il concetto che ci sta dietro. La lettura senza testo dà modo al lettore di apprezzare i disegni e le piccole differenze di ogni tavola, minime, ma importanti.
Mi sono chiesta per quale motivo non si sia scelto di guardare direttamente il mondo attraverso gli occhi del gatto e avere così una descrizione diretta della sua vita, mentre in questo modo è sempre l’occhio esterno che indaga nella giornata del gatto.
La disegnatrice ha uno stile molto personale, quasi illustrativo, riesce benissimo a colmare la mancanza delle parole e trasferire un linguaggio fatto di odori, percezioni leggerissime del mondo animale in una storia fruibile al lettore umano.
L’autore nella breve prefazione invita il lettore a leggere o meglio guardare, osservare, il fumetto con una colonna sonora personale. L’ho letto con il rumore di sottofondo di casa mia, senza cercarmi playlist particolari e devo dire che è molto distensivo non leggere niente ed osservare soltanto. Un gesto che mi ha riportato a quando ero bambina e avevo tra le mani Topolino, ma guardavo solo le figure. Il fumetto in fondo è anche questo: ha il dono di essere capito nella sua semplicità.
Spoiler: Il titolo e il finale della storia mi hanno fatto pensare ad un libro omonimo Un giorno scritto da Nicholls. Anche in quel caso la protagonista è coinvolta in un incidente stradale, così come il gatto, ma in quel caso muore senza nessuna salvezza. Si sa che i gatti hanno sette vite, gli umani no.