Avere la capacità di interessare scrivendo cose pop, quindi per estensione, popolari, non è facile. Soprattutto in questi tempi iper-veloci. Paola Barbato, che è sceneggiatrice e romanziera raffinata, è capace di infondere un’anima pulsante nei propri lavori farcendoli con punti di vista spesso originali. E dopo Bacteria e Dylan Dog ce lo dimostra con questa nuova serie di volumi.
Lei stessa racconta nella postfazione di aver avuto un’epifania al supermercato e di aver pensato immediatamente a quale disegnatore includere nel progetto, Mattia Surroz, proponendo poi a Michele Masiero la storia partendo da semplici, essenziali basi.
Essenziali. Ed in effetti quando c’è quello, tutto il resto non serve.
La paura della morte, l’ossessione in questo secolo breve, dove solo invecchiare fa orrore, genera morbosità che al confronto Six Feet Under è un teen drama. Lo spirito punk della Barbato permette di dare alla storia il giusto aroma iconoclasta dipingendo a tratti minimali un mondo dove la paura della morte è stata sconfitta con la consapevolezza che tutte le vite hanno una data di scadenza predefinita. Non tutte la stessa, perché la sovrappopolazione e la complessità del sistema non la renderebbero facile. E così, per modificazione genetica al momento del concepimento in provetta, gli esseri umani potranno morire a 3, 11, 26, 38, 57 o 70 anni. A nessuno è concesso di sapere quale di questi fatidici anniversari segnerà la propria fine, ma in questa distopia tutto procede linearmente con i più giovani che accettano passivamente quello che i più anziani non riescono a tollerare.
Il tutto in un continuum che cita apertamente Norman Rockwell, ma che colpisce per la somiglianza con Pleasentville. Una ucronia anni ’50, dove la tecnologia, incluse le automobili, è quasi completamente bandita e dove, a pochi gironi da uno dei fatidici compleanni, le persone vengono chiamate, con accettazione, ad organizzare una festa di compleanno che potrebbe tramutarsi con estrema facilità in un funerale.
È così che conosciamo Richie. Un ragazzino prossimo a compiere undici anni. Come tutti gli adolescenti è confuso, precario sull’orlo di un mondo in divenire che in un perverso meccanismo di Schrödinger potrebbe, o non potrebbe includerlo. Richie sogna tutte le cose che sognano gli adolescenti : di baciare una ragazza, avere una festa di compleanno da urlo. E beh, che per l’occasione i genitori gli prendano un carro funebre nero con le fiamme rosse. E qui lo spirito dissacrante della Barbato emerge prepotentemente.
Leggiamo di una società distopica, ordinata, con unità di intenti e vedute ed incredibilmente di matrice green. Ma il marcio si nasconde appena sotto il tappeto. La follia collettiva di avere una morte pre-programmata porta i genitori a cadere in depressione all’avvicinarsi delle fatidiche date dei figli e, non proprio tutto è come sembra. È così che Richie incontra un gruppo di strane persone, tutte di età differenti ma tutte prossime ad un compleanno fatale.
Tramano qualcosa, ma quel qualcosa non c’è dato conoscerlo in questo primo volume, a parte che per un dettaglio a suo modo inquietante, sono tutti legati al 10 di ottobre.
Il team creativo, come vi raccontavo è assolutamente affiatato. Le matite di Mattia Surroz ci descrivono questa suburbia dove i cimiteri sono suddivisi per età di morte (non avvengono incidenti o malattie che siano fatali oltre quelle date?). Il suo tratto morbido e rassicurante contribuisce a rendere accettabile questa realtà anche solo quando vorremmo urlare. Paola Barbato ci fa sbattere il muso contro la frustrazione di un mondo apparentemente perfetto ma in realtà caotico. E tutti sembra sedati, come polli da batteria.
Sono curioso dei personaggi che compongono il gruppo in cui si imbatte Richie. Per il momento abbiamo visto poco delle loro storie ma sono convinto che a breve avremo un quadro più completo di tutto quello che si nasconde appena fuori dal campo visivo.
La morbosità del tema non fa letteralmente staccare gli occhi dalle pagine. È una storia che sarebbe perfetta per una serie tv. Ma al di là di ogni semplice constatazione, non rimane che la domanda più semplice.
Cosa fareste se sapeste che il giorno del vostro compleanno potrebbe essere pure quello della vostra morte?