Ho sempre avuto un debole per i Nuovi Dei. Sarà per la profondità shakespeariana di trama ed intreccio, sarà per la profonda aura drammatica che tutti i personaggi sono capaci di emanare. Sarà perché sono la creazione più rabbiosa e vendicativa di Re Jack.
Ho un debole per loro, e la miniserie Legends, ristampata dopo più di una decade da Panini Comics, è tra le cose migliori scritte e disegnate per questo personaggi. Andrebbero considerati altri due fattori importanti. Il primo, è che si tratta della prima storia targata DC comics che abbia letto in vita mia (primi anni novanta sul mensile Play Press dedicato alla Lega delle Giustizia). Il secondo, è che a disegnare le tavole e lavorare (assieme a John Ostrander e Len Wein) alla sceneggiatura, è un altro mio eroe dal carattere difficile : John Byrne.
John è un disegnatore che adesso potremmo facilmente definire classico, di sicuro scevro dalle influenze europee e nipponiche delle nuove generazioni. Ma che io ho sempre definito moderno, con la sua capacità di disegnare anatomie realistiche ed eroi maturi, con espressioni e sopracciglia inimitabili. John, soprattutto in quegli anni, qualsiasi cosa toccava, la toccava bene. Ad eccezione fatta dei bambini. Non so perché, ma non gli è mai riuscito di disegnare bambini bene come gli adulti. E se uno dei protagonisti della storia è Billy Batson, questo potrebbe essere un problema serio.
Ma minore (perdonatemi il gioco di parole idiota).
La miniserie, pubblicata immediatamente a ridosso di Crisi sulle Terre Infinite serviva alla DC comics per rilanciare la nuova Lega delle Giustizia e ripulire di alcune imprecisioni la continuity post reboot. Per uno strano vezzo del tempo, mentre Superman e Batman sono già attivi ai tempi della storia, Wonder Woman fa la sua prima apparizione post crisi mostrandosi come un’eroina tanto inesperta quanto potente. Fanno una breve comparsata anche la Suicide Squad, amata e creata da Ostrander, e scampoli della Legione dei Super Eroi.
Ma la miniserie serve come un rito di passaggio dalla famigerata lega di Detroit (c’è un omnibus intero che racconta le avventure di questa bistrattata versione, ne parleremo) a quella che entrerà nella leggenda come la Justice League International, cifra stilistica della premiata ditta Giffen e De Matteis.
Cambio della guardia totalmente anticlimatico per la verità : tanto bislacca e revisionista sarà la futura serie regolare, tanto celebrativa ed iconica è invece questa miniserie che si produce in uno studio del concetto di Eroe Classico della DC Comics.
La storia prende il via da Apokolips, dove la corte di Darkseid è alla ricerca di un nuovo modo per divulgare l’equazione dell’Anti-Vita. Ed il piano questa volta scaturisce dalla mente del Glorioso Godfrey. Cosa succederebbe se, manipolando i media, si portasse a far credere alla gente comune che gli Eroi sono violenti e non rispettosi della comunità?
Lo spunto ci permette di approfondire la concezione che da sempre sancisce i limiti della sospensione dell’incredulità nell’universo DC. Diretti eredi dei miti greci, i supereroi sono delle entità a volta bidimensionali, privati magari dei classici super problemi che investono le controparti Marvel (del resto, nati in piena rivoluzione culturale negli anni ’60), ma per questo infallibili e posti un gradino più in alto rispetto all’uomo della strada. Gli eroi, spiegano Byrne ed Ostrander, sono là per illuminare la strada e farci da esempio. Un mondo che ne è privo, finisce come Apokolips, in un baratro di disperazione. Sicuramente più complicato mettersi nei loro panni ma non è quello lo scopo per cui sono stati creati.
Le influenze di Godfrey porteranno la Lega e tutti gli altri supereroi a perdere il supporto della gente. Ed essendo gli eroi DC tipicamente dei Tulpa (leggete il bellissimo racconto di Alvin Schwartz a sua volta mutuato da gli Dei Americani di Neil Gaiman), il loro archetipo perde potere assieme alla volontà della gente di credervi.
La storia verrà poi risolta con la formazione della nuova Lega e con un escamotage che rimanda direttamente alla Graphic Novel seminale Dio Ama L’Uomo Uccide.
Ma rimane una profonda considerazione sul potere che hanno i media di manipolare la realtà e portare le masse a trasformare un eroe in criminale. Su questo Byrne ed Ostrander precorrono i tempi dei social. E ci riportano una storia su tempi più semplici ma con l’embrione di quello che sarebbe accaduto poi.
Il revisionismo del resto era dietro le porte e la terribile ondata di umore nero e violento degli anni ’90 si sarebbe abbattuta su quel tipo di retorica repubblicana che gli eroi DC tendevano ad incarnare.
E come ogni rivoluzione, a suo tempo, li avrebbe poi restituiti ripuliti e semplificati.
Ma essenzialmente splendenti.