I fratelli Rincione sono un portento, di quelli veri. Un capitale che il fumetto italiano dovrebbe saper preservare. Sia che si tratti di sceneggiature che tavole illustrate, ci si attesta sempre su livelli di precisione e creatività altissima.
Ne è ennesima conferma questo primo volume di Dirt ad opera del solo Giulio Rincione, eclettico illustratore che riesce a plasmare le sue doti di storytelling in una fatica di world building che mantiene allo stesso tempo la dimensione favolistica mescolata a quella più metaforica di un sottotesto che solo apparentemente non ci parla di noi.
Perché invece fa tutto il contrario e, anzi, in queste pagine, c’è compressa tutta la tensione vissuta negli ultimi due anni e molto molto di più un dibattito che viviamo in maniera profonda o sottotraccia a seconda della sensibilità, ma che ci tocca tutti. Il concetto alla base, è quello di libertà e controllo. Ma se aguzzate lo sguardo, se lo aguzzate davvero bene, potrete trovarci davvero molto di più.
Iniziamo dalle basi. Siamo in un futuro appena post apocalittico. Una pandemia si è portata via la maggior parte della popolazione umana, ed il rimanente vive in una sorta di disperatissimo stato di natura. Il problema è che gli umani non sono soli. In una sorta di sequel pul di Chi ha incastrato Roger Rabbit?, umani e cartoni animati convivono assieme.
Anzi, uno di questi, il marcissimo Dirt, è il protagonista semi assoluto della storia. Bisogna fare attenzione adesso, cercando di non rovinare troppo i dettagli che definiscono il personaggio svelando troppo anticipazioni.
Vi basti questo, qualcuno ha trovato il modo di rendere vivi i cartoni, utilizzandoli in spot pubblicitari e film senza timore che possano soffrire delle crudelissime vicende che li coinvolgono. Alcune cose succedono : prima di tutto ci si rende conto che i cartoni, una volta creati, divengono più potenti a seconda de legame affettivo che stabiliscono col pubblico. Insomma, ancora una volta una sorta di rimando ai tulpa. E, in secondo luogo, il governo per controllare questo meccanismo, impone a tutti i cartoni un sistema di controllo che li possa disattivare a piacimento.
Alcuni, come il nostro Dirt, si ribellano. E in tutta risposta vengono eliminati dai circuiti commerciali. Lontani dal pubblico, i cartoni vengono dimenticati e quindi privati di tutti i poteri che la fede del pubblico gli conferisce e muoiono di dimenticanza.
Questo sarebbe dovuto succedere pure a Dirt ma qualcosa, innescato da un meccanismo legato intrinsecamente alla natura romantica di Dirt stesso, lo salva. Ed in questa terra desolata lui vaga senza un perché. Colmo di rimpianti e di ricordi che valgono una vita intera, finisce in un mare di guai intrecciando la sua vita con un essere umano disperato quanto lui, alla ricerca di un cartone, amato e poi perso.
Per analizzare la psiche di Dirt, bisognerebbe scriverne per ore. La sua è una figura tragica, bisognosa di affetto ma fiera delle proprie libertà. Scommette letteralmente tutte le sue fortune per un principio ma poi vive di livore e di una verdissima invidia penando a chi era e quello che ha perso. Ma non si da per vinto. Dirt in fondo rimane un personaggio profondamente buono, solido, capace di schierarsi con i più deboli. È il prototipo di quello che succede quando una brutta giornata lunga una vita si abbatte contro una brava persona. Tutto quello che succede ne è la conseguenza. Brutte cose succedono a chi vive di buoni propositi.
La parte grafica è semplicemente strepitosa, Rincione è un illustratore sopra le righe. Raccontandoci una realtà distorta, caricaturale riesce a parlarci del nostro mondo. Non c’è vignetta che non meriterebbe una cornice attorno ed in questo volume, il cambio di stili porta a soluzioni eclettiche e mai banali.
Ma attenzione, non stiamo parlando del lavoro di un illustratore che si limita a illustrare belle immagini. Al contrario Rincione è dotato di una intrinseca capacità di storyteller che comporta una regia assolutamente precisa e misurata, senza sbavature o cali di ritmo. Al contrario, la narrazione, bilanciata su una serie di flashback ed un paio di spunti da metafumetto, ci porta al centro della vicenda non lasciando spazi a momenti autoindulgenti.
Un applauso ancora più duraturo va fatto per il world building, efficace e denso di dettagli che ci portano a respirare l’aria stantia di questo mondo alla rovina.
Davvero una prova eccezionale di Rincione, che tra le note ringrazia Gipi, e da cui prende in prestito una certa allure malinconica. Una storia che accende una luce potente nel panorama del graphic novel italiano, e che fa davvero ben sperare per i prossimi capitoli della saga.