Tempi duri per Samuel Stern. L’ho già specificato nel primo episodio di questa saga (potete leggerne la recensione qui), questa storia probabilmente andrebbe letta tutto d’un fiato per capirne le diramazioni e tutti i risvolti. I dieci episodi che la compongono si riveleranno come la vera e proprio apocalisse per Samuel Stern.
Ne il cavallo Nero, Filadoro e Savegnago ci danno qualche dritta su quello che sarà la direzione della storia e, anche se probabilmente molte carte sono ancora da scoprire, c’è comunque molto materiale a fuoco.
Non è la prima volta che gli amici di Samuel vengono legati al suo destino da un curioso parallelismo con i cavalieri dell’Apocalisse. E u questa strada che ci focalizziamo su Foster Cranna e le sue miserie. Fino ad ora, ben poco era stato spiegato sul detective cui ogni tanto si accompagna il rosso. Ma la certezza di un passato burrascoso non era mai venuta meno. Ed infatti, ci viene mostrato il rapporto con suo padre, severo e rigido. E di come tutto ciò lo abbia reso quello che è.
La narrativa di Cranna lo porta indietro nel tempo fino ad indagare il suo passato e le frustrazioni, familiari e lavorative che lo hanno formato. Entrambe sembrano presentare il conto quando da una parte troviamo il nostro alle prese con i problemi di senilità del padre, e dall’altra assistiamo al ritorno di un killer che riteneva scomparso.
Ma se l’apocalisse personale di Cranna non sembra avere una facile risoluzione, ancora meno facile sembra la situazione di Samuel.
In principio della saga Samuel ha avuto un crollo. La comparsa di una vecchia foto tra le mura del Derryleng (il pub di Angus), gli ha mostrato quanto poco ancora sapesse del suo passato.
In questo il bersaglio più facile con cui prendersela, e forse è anche il più telefonato, è Duncan. È da un po’ che i rapporti sono tesi, e questa ultima situazione ingarbuglia i fatti ancora di più. La fazione di Duncan dovrebbe essere, almeno sulla carta quella più immacolata. Al contrario negli ultimi due numeri ne escono fuori le magagne e, momentaneamente, le strade dei due sembrano dividersi.
Le matite di Canale i mantengono su un tratto chiaro. Quasi come se volessero alleggerire il registro dell’intera della faccenda. Si avverte la mancanza di qualche dettaglio, ma nel complesso, la regia è chiara e molto comprensibile. Chiaramente si fa spazio alla trama.
Ecco, ora allontaniamoci momentaneamente dal cavallo nero, dall’apocalisse di Cranna e dalla disperazione di Samuel. Il percorso su cui questa saga sembra essere montato, prevedere delle difficoltà per tutti i comprimari e, se i miei calcoli sono esatti, una difficoltà insormontabile per l’eroe che, solo alla fine, troverà il coraggio di lanciare il cuore oltre l’ostacolo.
Il percorso è quasi un topos letterario, ma non significa che il percorso ossa essere segnato. Anzi. Quello che mi sembra di percepire è un Samuel sempre più dalla parte degli sconfitti e dei posseduti. Un territorio meno integerrimo rispetto al punto di vista di Duncan. Ma di sicuro più umano e profondo.
Quello che non vorrei, è un cambiamento radicale, qualcosa che trasformi completamente tutto quello che abbiamo saputo del nostro e che amiamo da cinque anni. Mentre auspico una trasformazione graduale che somigli ad una evoluzione. Un cambio di programma insomma, sostanziale rispetto a quello che succede normalmente in un Bonellide, ma che non sia necessariamente radicale.
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