Con il cavallo verde, le fila dei cavalieri dell’Apocalisse sembrano stringersi definitivamente e, per Samuel Stern si avvicina il momento di fare i conti con il proprio passato. E spingersi nel futuro.
Chi segue il rosso dagli ultimi mesi (potete trovare più dettagli cliccando qui), sa bene che tutte le trame degli ultimi quattro anni sono arrivate ad un punto di divergenza. Il Samuel che troveremo tra qualche mese in edicola sarà per forza un personaggio differente. Fatta la pace, a volte letteralmente, con tutti i suoi demoni, come potrà essere differente?
In questo episodio, il dream team Bugs (Fumasoli, Savegnago e, ancora per un po’ Filadoro) ci accompagnano in un doppio inferno personale.
Da una parte Penny, e Lily. Penny è l’amica del cuore di Samuel, quella che parla a metà strada tra anima (Angus) e cervello (Duncan). Penny è stata una protagonista periferica di questi albi, ma sappiamo che la sua presenza è importante per Samuel, che non può non considerarla uno dei suoi cavalieri. E che arriva addirittura ad affidarle Lily. Lily è un personaggio che vorrei veder crescere e diventare adulta. Un po’ come Ann per Nathan Never, la sua giovinezza è stata totalmente compromessa, e sembra dover vivere questi anni con una totale rassegnazione. Consapevole che non si può evitare quello che sta per accadere.
Samuel dal canto suo, torna a cercare spiegazioni, da quella che considera la madre, Kismet. Un altro celebre ritorno (bé per la verità più di uno) lo attende una volta varcata la soglia. Ryden, smetterà finalmente di orientare la sua lealtà a seconda dei casi, dovendo prendere una decisione.
Ryden è stato una nemesi per la buona parte degli ultimi tre anni, ma in questo momento deve mettere le cose nella giusta posizione, sapendo che le fazioni in gioco sono molte, ed agguerite.
Tutta l’atmosfera di questa storia ha il sapore agrodolce della grande mobilitazione. Per Penny, come per Samuel, il rapporto con il lato oscuro è sempre stato simbiotico. Nella sua fragilità la prima ha sempre nutrito la convinzione di poterlo assorbire, quasi curare. Samuel al contrario lo ha negato per paura o forse per pudore. E accettarlo non sembra essere quella liberazione che aveva probabilmente paventato.
Il comparto grafico è lasciato in mano a Palma, che con uno stile secco, aggressivo, riesce a trasmettere la brutalità emotiva dell’albo. Il personaggio di Samuel rimane sfiancato, affossato tra le mille considerazioni. È chiaro che il secondo atto di questa saga è in fase di conclusione mentre a breve ci ritroveremo nell’arrivo della cavalleria, in questo caso tutt’altro che metaforica, e le aspettative sono davvero per il grande cambiamento.
Da quel punto in avanti, solo l’orizzonte sarà il limite estremo.
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