In uscita per Bao Publishing, Tutta sola al centro della terra è la nuova fatica di Zoe Thorogood, che si lancia in un viaggio introspettivo in un universo che raccoglie slices of life, psicodramma e stili grafici strepitosi.
Se volete cimentarvi in quel genere di storia che fonde assieme assiomi psicologici e stralci di vita, sapete bene che Bao Publishing è l’editore che fa per voi (e ve ne parlo molto spesso qui). Questa storia, o meglio, questo flusso emotivo di centonovantadue pagine, rappresenta un unicum di tutto questo.
Il groviglio di pensieri e personalità che rappresentano la testa di Zoe Thorogood è evidenziato chiaramente in questo tragitto. L’elemento estremamente convincente è proprio la considerazione di essere proiettati in uno stato mentale, artistico appunto, ma anche confuso e alimentato dalla grande D. Zoe non ha alcuna pretesa di raccontare una storia che vada dal punto A a quello B. Stati mentali, elementi episodici del passato e del presente, si susseguono con un naturalismo quasi chirurgico.
Se cercate una storia che possa raccontare come emergere dalla depressione, non è il libro che fa per voi. Siamo lontanissimi dal semplice concetto di manuale di auto aiuto. Quello che interessa a Zoe è spiegare l’esatto opposto. Che la testa di chi è affetto da depressione è un casino, che ci sono i vermi che ti strisciano sotto le braccia ed un gatto zombi che ti tiene compagnia. Un’oscura presenza che viene evocata quanto tutto sembra andare al meglio. Ed infatti il sospetto che Zoe alla fine non voglia davvero essere felice.
Per la verità, non sono per nulla d’accordo con questa diagnosi. Chiedere a qualcuno di farsi passare la depressione è un po’ come chiedere ad un malato di influenza, ‘ma non puoi proprio farti passare la febbre?!’
Ma non conta il mio giudizio soggettivo. Il volume intero è un viaggio dentro la mente di Zoe, delle sue ansie della sua necessità di procrastinare, delle sue manie autodistruttive. E Zoe è stata così cortese da offrirci un biglietto per questo viaggio. Suo il regno, sue le idee, perciò.
L’intero volume andrebbe a collocarsi sotto la definizione di work in progress, una evoluzione del flusso di coscienza per il cervello della generazione Z.
Graficamente il lavoro è assolutamente strepitoso. Zoe è una illustratrice sopraffina, capace di rappresentare figure con un tratto realistico e raffinato. Capacità che emerge, ma che viene offuscata dal colpo di genio di mescolare sapientemente più generi. Animali antropomorfi, figure stiliformi, collage, musica indie. Tutto si fonde lasciando emergere un elemento o l’altro della sua personalità.
Anzi, ad un certo punto questa componente si fa narrativa, lasciando diverse versioni di Zoe, una per ogni sua precedente incarnazione fumettistica, libere di dialogare e confrontarsi, criticarsi, punzecchiarsi.
C’è molto da apprezzare di tutta sola al centro della terra. Chi convive con la depressione, sa bene che i sintomi descritti sono perfettamente concreti o realistici. non è un libro che fa riflettere, non ha la pesantezza della Verità Assoluta. Invece si tratta di un lavoro che in modo leggerissimo, si limita a raccogliere e raccontare le cose così sono. Acritiche e pungenti.
C’è un momento alla fine del libro che vale più di tutta l’esperienza. Una foto della vera Zoe, seduta per terra , come tante altre volte la sua controparte fumettistica, intenta a disegnare sul pavimento una tavola dietro l’altra. Gli occhi iniettati di passione.
Ma perché questi fumettisti trovano sempre delle posizioni dannatamente complicate per scrivere ?
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