È uscita qualche settimana fa, grazie a Green Moon Comics una ristampa più o meno integrale di quello strano personaggio west che risponde al nome di Orazio Brown.
Il volume che accoglie tutte le storie, dà la possibilità ai due demiurghi di raccontare qualcosa sulla vicenda editoriale del nostro. E c’è da dire che, a ridosso degli anni ’90, le vicende (un tempo avremmo detto umoristiche, oggi forse) parodistiche di questo cowboy straordinariamente fortunato al gioco, furono estremamente sussultorie. Passando dalle pagine di Only West, baby fino a Torpedo e poi all’Intrepido, intercettò un po’ tutte le traiettorie del fumetto su rivista all’italiana.
Erano tempi fecondi per quel tipo di esperienza. Corto Maltese vendeva una fortuna e si poteva esplorare il variopinto mondo della nona arte sperimentando in tutte le direzioni e registri.
È così che emerge la figura di Orazio Brown. Bravo al gioco che, per una squaw vinta a carte rischia di finire sotto terra in più di un modo creativo. La bravura di De Nardo è tutta là. Nelle pagine del volume , la vicenda di Orazio prende strade divergenti, fa salti avanti e bruschi passi indietro. La trama non lineare viene raccontata attraverso un registro sornione e divertito che, di fronte ad evidentissimi nonsense e riferimenti anacronistici cerca di interpretare lo zeitgeist riscrivendo in un modo o nell’altro tutti i topos del genere Western. Dall’accampamento indiano alla rissa nel saloon, dalla rapina al treno alla tortura nel deserto tutto viene rimescolato aggiungendo una leggerezza che, contrariamente ad ogni aspettativa, rende estremamente piacevole l’idea del progetto.
Il registro picaresco da commedia all’italiana funziona così bene che a volte sembra quasi di trovarsi in un western con Terence Hill.
D’atra parte Bruno Brindisi contribuisce a creare un’atmosfera solare e leggera. Le sue anatomie dettagliate ed elastiche ricordano in un certo modo la scuola di Andrea Pazienza. Le tavole sono piene di espressività e dettaglio. La linea chiara sembra ulteriormente ammorbidita da una colorazione accesa che non fa che incrementare il contrasto tra l’ambientazione drammatica ed il registro leggero.
È impressionante considerare come il tratto di Brindisi possa essere versatile, eppure omaggi la scuola italiana con un segno pulito e carico di precisione. La regia sequenziale lascia moltissimo allo spazio bianco, in certi casi dando al lettore il tempo di interpretare cosa sia accaduto tra una vignetta all’altra.
L’utilizzo di dialoghi, surreali in certi casi, ma estremamente diretti, permette di godersi una scena carca di informazioni senza che si raggiunga necessariamente un sovraccarico informativo.
Orazio Brown ne emerge incredibilmente moderno e capace di affascinare una nuova generazione di lettori. Per questo si deve solo ringraziare Green Moon Comics per questa edizione carica di redazionali che permettono di tracciare una storia profonda del personaggio e dei suoi due autori,
Ma anche di approfondire un moneto storico particolarmente felice del e per il fumetto italiano. Un momento dove era possibile recuperare storie di questo genere in un mare magnum qualitativamente irripetibile.
E dove, la rivista a fumetti, regnava sovrana incontrastata.
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