Questo episodio 54 di Samuel Stern è sostanzialmente un momento di respiro nella saga che si sta dipanando da qualche mese. E ne il figlio dell’abisso, Stern incontra uno dei personaggi più riusciti : Arabella
È dal numero 38, che non a caso si intitolava la chiave dell’abisso (ve ne parlo qui)che non tornava il personaggio di Arabella. In quell’occasione avevamo visto il suo corpo legato ad Abbandon e alla concezione che forse i demoni potessero avere una massa primigenia proprio in questo metafisico abisso.
Non è un caso che a ritornare sui passi di questa storia sia proprio Massimiliano Filadoro, accompagnato da Marco Savegnago. La storia che, ho letto nel cuore della notte senza volermi interrompere, rappresenta un nuovo tassello in quella che è la complessa cosmogonia di Samuel. Da una parte, ci addentriamo in questo metafisico Abisso, che è una solta di Iperuranio che, lentamente sta raggiungendo la sommità, portando l’inferno, o quello che è, in Terra.
Dall’altro lato, il motivo che accompagna la storia è dolce ed intimista. Arabella è morta, ma nell’abisso in cui era tornata una cosa soltanto la teneva in vita : il ricordo del bacio tra lei e Samuel.
E quel solo ricordo è riuscita a portarla indietro, questa volta in una comunità di nomadi dove, piano piano, sblocca le emozioni che tenevano sopite. Utilizzando poteri, quasi, taumaturgici.
Samuel arriva, ma nel frattempo anche un angelo, Tzaphkiel (andatevi a cercare l’origine del nome in rete, Filadono sa dannatamente bene come inserire gli elementi esoterici all’interno di questa serie!) è sulle tracce di Arabella. Come dice lo stesso Samuel, ci sono demoni molto più umani e comprensivi di quanto sia effettivamente quest’angelo così ligio alla sua dottrina.
È praticamente impossibile non identificarlo con l’antagonista, con l’avversario di questa storia.
Ma mentre il risultato finale potrebbe quasi darsi per scontato, certi ritorni sono fatti per essere effimeri, c’è una parentesi sui tre quarti della storia che tocca l’anima, massaggiandola. È una sequenza do pochissime pagine, ma che ci mostra sia l’umanità di Stern che quella di Arabella. Fa emergere quel desiderio sostanzialmente universale che porta alla ricerca della serenità e che ci rende comunque consapevoli della sua caducità.
Salsi ritorna a disegnare Arabella come nell’episodio precedente. La sua capacità di rendere affascinante il volto e le forme della ragazza è sovrannaturale. Ma in generale, c’è qualcosa del suo cesellare i lineamenti che li rende armoniosi e perfettamente realistici.
Non si tratta di un episodio particolarmente dinamico, in sostanza quello che emerge è lo scontro sempre più prossimo. Quell’apocalisse personale che Samuel sa di dover affrontare per espiare le sue colpe, forse, ma di cui sa bene che deve ancora imparare come contenerla.
Altrimenti tutti, da sua figlia per prima, resteranno coinvolti.
La fine si avvicina, e sono sempre più curioso di capire come andrà a concludersi questo scontro di filosofie.
E soprattutto, più di ogni altra cosa, cosa ci sarà dopo.
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