Con questa nuova uscita, la trama imbastita da Vanna Vinci si amplia, sviluppando gli elementi chiave di questo viaggio notturno. I sotterranei rappresentano il punto di svolta in cui il mistero si amplifica prima di concludersi.
La serie cartonata targata Audace arriva a maturazione in questo episodio (dei precedenti capitoli ve ne parlo qui) e non posso non considerare quanto quello che esca sotto questo marchio sia davvero affascinante e raffinato. È curioso che tutte le serie pubblicate abbiano un marcato retrogusto weird. E Viaggio Notturno non fa nessuna eccezione.
Ne i Sotterranei ritroviamo Jana, la nostra protagonista sempre più invischiata nelle faccende dei Neuri, una tribù, forse sarebbe meglio definirlo un circolo segreto, che occupa i sotterranei di Bologna.
I Neuri sono legati in qualche modo alla casa che Jana occupa, casa di una amica scrittrice ora defunta. Jana ne vede il fantasma a volte, o quello che crede esserlo. In questo volume la relazione che intreccia Jana e Lupo si infittisce. Il mistero del sangue viene esplicitato. Come un’altra figura della storia racconta, i Neuri non sono vampiri nell’accezione ottocentesca del termine. Il loro modo di scambiarsi fluidi corporei, serve a rinvigorirli è vero, ma hanno bisogno di uno sciamano, qualcuno che conosca i gesti segreti per spingerli oltre. E Jana, inavvertitamente è quella persona.
Il corpo del racconto si basa su scene ambientate nella Bologna più nota (le piazze e le osterie) riportate in uno tinta tendente al giallo sabbia, quasi a voler sottolineare la sensazione opprimente che Jana a prova nel trasformarsi e nell’essere morbosamente attratta da questa trasformazione.
Ma gli elementi chiave de I Sotterranei sono due. L’acqua, che la stessa Vanna Vinci spiega essere un elemento turbativo, perché quando l’acqua arriva, non la si controlla e si infila dappertutto. E poi la scena della riunione dei Neuri.
Ambientata nei sotterranei, la scena mi ricorda da vicino il Doppio Sogno di Arthur Schnitzler. I gesti occulti, segreti, la componente morbosa ed esoterica. Il sangue come chiave e gli occhi rossi. In questa lunga sequenza, che sfocia poi nella seconda scena con l’acqua, proprio sul finale, la componente testuale è interamente composta da pezzi di brani new wave anni ’80.
La festa gotica gode di una regia così perfetta che è impossibile leggere i testi senza canticchiarli. Aggiungendo una ulteriore dimensione all’elemento narrativo.
Nella sequenza finale Jana si ritrova trascinata di nuovo nell’acqua. È curioso come più volte venga ribadito che più si avvicina al mondo dei Neuri e meno riesce a bere acqua. Che però ha tutto attorno.
In questa sequenza finale, onirica, ci sono alcuni elementi esoterici legati al mondo sardo, di cui Jana fa parte. L’asfodelo, protettore dalle maledizioni, ed il pozzo di Santa Cristina, struttura tanto energetica quanto inspiegabile, fanno capolino, regalandoci una chiave di lettura addizionale.
Jana continua a rappresentare la metafora del corpo che cambia, della mente che si abbandona ad una ossessione senza però mai svincolarsi dai binari della propria esistenza. Il problema di questo vincolo è che, ad un certo punto, rischia di lacerare la pelle. Ed i capelli bianchi di Jana forse ne sono una prova.
La Vinci narratrice però non può prescindere dalla Vinci disegnatrici. Il suo tratto è preciso e fatale. Jana con l’eyeliner è bellissima e terribile, contemporaneamente. I riferimenti agli anni ’80 che riesce ad inserire non si riescono neppure più a contare ed ogni tavola finisce per essere una sorpresa totale per gli occhi.
A questo punto non resta che attendere il capitolo finale (Lucca?) per capire cosa ne sarà della nuova Jana e dei suoi Neuri.
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