Samuel Stern 58 – il palazzo della memoria
Il numero 58 di Samuel Stern segna il passaggio con quello che viene dopo. Il palazzo della memoria racconta un futuro possibile (o reale?). Con tanto di fantasmi delle cose a venire.
Finita la saga dell’Apocalisse (ve ne parlo qui), il dittico di storie che inizia con il palazzo di memoria fornisce una vera e propria linea di demarcazione. Con ogni probabilità diventerà anche il punto ideale per chi vuole iniziare ora a leggere il personaggio. I cambiamenti si percepiscono sin dal principio.
Il formato cambia, sempre bonellide ma con un passaggio a 64 pagine. La situazione economica lo richiede e so, leggendo dai numerosi forum, che buona parte del pubblico ha appreso di questa notizia senza gradirla. Al contrario, mi sento di fare una analisi differente. C’è già in Italia un bonellide a 64 pagine e funziona solo che bene. Gli autori hanno più tempo per dedicarsi alla storia, soprattutto dal comparte grafico, e le sceneggiature sembrano pronte per essere raccolte in volumi da cinque sei storie.
In generale questo trattamento, ha permesso ad un personaggio super storico di raggiungere maggiore popolarità ed un pubblico più variegato. Ci è riuscito Tex Willer, sono sicuro che anche Samuel Stern possa seguire questa strategia.
Parliamo un po’ del palazzo della memoria. Si tratta dell’ultima (almeno per il momento) storia di Massimiliano Filadoro e, in quanto tale, non mi sarei aspettato nulla meno di quello che ho letto.
Spostata la linea temporale di qualche decade in avanti la Terra è popolata dai demoni che divorano piano piano tutto il piano della realtà, rendendo gli uomini sempre più frammentati e prossimi alla polvere. L’apocalisse era concreta ad ogni uomo è stata data la chiave dell’abisso ed ogni uomo le ha usate poiché l’abisso erano loro stessi.
Così un vecchio Samuel si perde nelle ceneri di un mondo dove pochi uomini resistono ancora aggrappati all’ombra die loro ricordi. La sola virtù di Samuel, disilluso per quello che riguarda tutto il resto, è proprio la sua memoria.
Non più ferrea come una volta, e popolata dal fantasma di Angus (o forse è soltanto la sua coscienza a prenderne le sembianze), la sua memoria ricorda la scomparsa del sole e la comparsa della luna assenzio, ma non ha comunque chiari tutti gli eventi successivi. Eppure il palazzo della memoria, metafora che spacca la quarta parete e ricorda a noi lettori l’importanza della lettura, è un edificio solido dove sono conservati i suoi ricordi. Ed i suoi ricordi lo tengono ben saldo a terra fino alla comparsa di demoni inseguitori.
Ad accompagnare questa nuova narrazione (sarà solo temporanea?) ci sono le tavole di Antonio Mlinaric. Il suo tratto ricorda sempre di più la scuola sudamericana con una alternanza di bianchi e neri, che non sono in contrasto tra di loro, ma che sembrano convivere in uno squilibrio vitale.
Samuel invecchiato incute timore e rispetto. E la realtà frammentata, invasa dalla luna assenzio produce una inquietudine claustrofobica. Il ritmo è lento e cadenzato da una regia solida e priva di sbavature.
Tutto questo potrebbe essere stato pubblicato su Hora Cero. E se ci penso bene, si percepisce una fortissima deriva alla 1Q84, dell’inossidabile Murakami Haruki.
Tutto, di queste pagine, fa venire voglia di vedere cosa succede dopo.
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